Elisabetta Capelli

Elisabetta Capelli
Elisabetta Capelli, Fenetre, olio su tela, 2012

domenica 21 aprile 2013

Daniela Monica - Lena Altan_ Profonda apparenza





DANIELA MONICA – LENA ALTAN

Profonda Apparenza


Questa mostra è un incontro fa due artiste, o meglio due personalità che finalmente si danno appuntamento e si ritrovano in una mostra che vuole far emergere la Profonda Apparenza delle cose, degli istanti, delle emozioni. Daniela Monica (la pittrice) come un regista studia minuziosamente, con grande raffinatezza e stile, le inquadrature dei suoi dipinti; riflessiva, grande osservatrice, è in grado di cogliere delicatamente l’intima essenza di quello che vede, di un ricordo, di un sogno. Lena Altan (la fotografa) è più istintiva, vive di momenti, di incontri fugaci e imprevisti, seguendo il movimento della luce, cercando di catturare l’istante decisivo degli avvenimenti, delle situazioni. Sensibili comunicatrici, anime uguali e diverse in un unico corpo, raccontano con toni e modi differenti microstorie che ci incuriosiscono e ci coinvolgono in un percorso intimo dai tratti evanescenti e rarefatti, al di là dello spazio-tempo. Pittura e fotografia, due mondi diversi e talvolta storicamente contrapposti, possono invece convivere e nutrirsi reciprocamente attraverso un dialogo costruttivo e stimolante tra Daniela e Lena: un rapporto unico, esclusivo, che si arricchisce giorno per giorno attraverso contaminazioni, rimandi e corrispondenze. 

Alla base di tutto una grande cultura visiva riscontrabile nei lavori pittorici, uno sguardo ai grandi maestri (da Munch a Bacon, a Rothko, Picasso, Hopper e Morandi), riferimenti imprescindibili nella formazione dell’artista. Spesso è la musica a dare vita ai dipinti di Daniela che si lascia trasportare dal suono e dalle parole di Bob Dylan da cui scaturiscono molti dei suoi personaggi che vivono come sospesi in suggestive ambientazioni. 

Un aspetto sensuale, invece, domina le fotografie, volutamente imperfette, sfocate, a tratti psichedeliche. La danza di un ballerino, un passo di flamenco, la corsa di un bambino, si trasformano grazie alla spontaneità dell’occhio fotografico di Lena Altan in apparizioni sognanti, oniriche, epifanie dai volti sdoppiati, dove corpi metafisici dai colori accesi e irreali rimandano ai manichini surrealisti ed a una dimensione psichica e simbolica. Grazie all’obbiettivo fotografico si rimane ancorati al dato reale, alla concretezza di quel preciso istante che è stato congelato e fissato nel tempo, vero scopo degli scatti di Lena, elemento che non può essere ottenuto con la pittura, forma d’arte più eterea e spirituale, animata da personaggi non necessariamente reali. Le tante fotografie raccolte nel tempo sono per Daniela bozzetti, appunti di vita dalla cui sintesi trae ispirazione per creare le sue tele.  Un elemento determinante, sia nei dipinti che nelle fotografie è la luce, per l’artista uno strumento indispensabile: attraverso i suoi riflessi luminosi, infatti, costruisce le immagini e trasmette emozionanti suggestioni. 

Un poetico e malinconico notturno nel Bookshop della Tate Modern di Londra è descritto attraverso un insolito scorcio in cui domina una specchiante superficie che ricorda il cielo londinese quasi sempre velato, qui ritratto con squarci di luce che riescono a penetrare. (Girl from the Red River Shone). Una semplice attesa al bancone di un bar viene rivelata nel suo aspetto più profondo: l’accento non è sui volti delle persone, ma sul loro riflesso, sulla loro ombra, sulla loro impronta nel mondo. L’artista decide di mostrarci simbolicamente il non visibile, l’anima. Drammaticità, inquietudine, paura del vuoto e del futuro, sono le sensazioni che trapelano dall’ultimo dipinto realizzato da Daniela Monica: Tempest. La sensibilità più acuta dell’artista, come la sentinella della canzone omonima di Bob Dylan, percepisce il pericolo, lo intuisce e cerca di avvertirci. Con la sua arte ci induce a riflettere. 

Personaggi ritratti di spalle, tagli fotografici, zoommate su particolari significativi dominano i dipinti (No Panic I, Tate-Tate) e per mezzo di essi Daniela ci offre un punto di vista differente, uno sguardo nuovo sulle cose, al di là della forma sensibile, senza paura del vuoto e dei silenzi. Spesso il vero significato del racconto pittorico è sotteso, appena evocato, forse non completamente espresso perché altrove, oltre l’apparenza.
Camilla Mineo 



BIOGRAFIA

Nata a Parma, Daniela Monica ha studiato prima all’Istituto d’Arte Toschi, poi all’Accademia di Belle Arti di Bologna con Concetto Pozzati.

Lavora inizialmente a Parma come grafica, per poi trasferirsi a Londra, dove svolge un’attività di illustratrice e di pittrice, partecipando a collettive nell’ambito dell’arte contemporanea inglese. Sono di quegli anni alcune serie pittoriche in cui si sentono gli echi di certe atmosfere alla David Hockney e Edward Hopper.

Al suo ritorno in Italia negli anni Novanta, assieme allo scrittore Giorgio Messori frequenta a Roncocesi la casa del fotografo Luigi Ghirri e della moglie Paola Bergonzoni. Partecipa così all’incontro di varie sensibilità intellettuali e alla fertile attività culturale legata alla figura di Ghirri e di Gianni Celati che radunarono attorno a loro scrittori, fotografi, pittori e registi emiliani.

Da un soggiorno in Giappone nasce La Natura dell’Incanto, una serie di grandi pastelli, acquarelli e oli che vengono esposti a Parma nel 1992 alla Galleria Consigli Arte.
La pratica dell’ascolto della musica mentre dipinge si evolve, a partire dagli anni Novanta, in una vera e propria produzione pittorica che mantiene un forte legame sentimentale con la musica.

Nasce così la serie di opere pittoriche “Buckets of Rain”, Secchi di pioggia, presentata nella mostra personale alla Galleria 8,75 Arte Contemporanea di Reggio Emilia. Tale serie porta il titolo di una canzone di Bob Dylan, le cui liriche e musiche hanno contribuito ad orientare l’artista sull’identità contemporanea.

E’ degli anni Duemila la serie pittorica Le Cafè of Changing of the Guards, che simboleggia il desiderio di un cambiamento nell'incontro di identità differenti.
Assieme a Cathy Josefowitz e Grati Baroni, che frequenta già da più di un decennio, a Parigi inventa le giocose serie di Josephine and Daphne, Maeght-Maeght e Tate-Tate.
Varie committenze la vedono creare una scultura in bronzo nel 2005 per il Comune di Fontevivo, Parma, come  nel 2003 La Visitazione e nel 2004 i sedici metri del ciclo pittorico di Elia Profeta in San Giovanni Battista, sempre a  Parma.

Nel 2010 al Palazzo Bentivoglio Gualtieri, Reggio Emilia nella collettiva Veritas presenta grandi tele di cromie rosse dalle serie Tate-Tate e No Panic.
La mostra personale del 2010-11, La Dispersione degli Istanti presso l’ International Line a Parma, riunisce paesaggi urbani, atmosfere rarefatte, personaggi colti di spalle, attori in uno scenario alla Caspar David Friedrich.
 Alcune opere di Daniela Monica sono esposti al Museo della Fondazione Cariparma presso il Palazzo Bossi-Bocchi a Parma.
Nel 2013 espone a Fotografia Europea Circuito Off.
Le sue opere sono presenti in varie collezioni in Italia e all’estero. www.danielamonica.com


 
A CURA DI: Camilla Mineo
ALLESTIMENTO: Daniela Monica, Camilla Mineo
PROGETTO E REALIZZAZIONE GRAFICA: Daniela Monica
UFFICIO STAMPA: Camilla Mineo

Info:
Daniela Monica Artist (Facebook)
Per info 340 2751314 – 333 1331581

SPAZIO AUDIOMEDICA, Via Repubblica 49, Parma  
Inaugurazione venerdì 19 aprile, ore 19.30
dal 19 aprile al 16 maggio 2013
dal lunedì al venerdì, ore 9-12.30/15-19; Sabato, ore 9-12.30

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