DANIELA MONICA – LENA ALTAN
Profonda Apparenza
Questa mostra è un incontro fa due artiste, o meglio due
personalità che finalmente si danno appuntamento e si ritrovano in una mostra che
vuole far emergere la Profonda Apparenza
delle cose, degli istanti, delle emozioni. Daniela Monica (la pittrice) come un
regista studia minuziosamente, con grande raffinatezza e stile, le inquadrature
dei suoi dipinti; riflessiva, grande osservatrice, è in grado di cogliere
delicatamente l’intima essenza di quello che vede, di un ricordo, di un sogno. Lena
Altan (la fotografa) è più istintiva, vive di momenti, di incontri fugaci e
imprevisti, seguendo il movimento della luce, cercando di catturare l’istante
decisivo degli avvenimenti, delle situazioni. Sensibili comunicatrici, anime
uguali e diverse in un unico corpo, raccontano con toni e modi differenti microstorie
che ci incuriosiscono e ci coinvolgono in un percorso intimo dai tratti
evanescenti e rarefatti, al di là dello spazio-tempo. Pittura e fotografia, due
mondi diversi e talvolta storicamente contrapposti, possono invece convivere e
nutrirsi reciprocamente attraverso un dialogo costruttivo e stimolante tra
Daniela e Lena: un rapporto unico, esclusivo, che si arricchisce giorno per
giorno attraverso contaminazioni, rimandi e corrispondenze.
Alla base di tutto una grande cultura visiva riscontrabile
nei lavori pittorici, uno sguardo ai grandi maestri (da Munch a Bacon, a
Rothko, Picasso, Hopper e Morandi), riferimenti imprescindibili nella
formazione dell’artista. Spesso è la musica a dare vita ai dipinti di Daniela
che si lascia trasportare dal suono e dalle parole di Bob Dylan da cui
scaturiscono molti dei suoi personaggi che vivono come sospesi in suggestive ambientazioni.
Un aspetto sensuale, invece, domina le fotografie,
volutamente imperfette, sfocate, a tratti psichedeliche. La danza di un
ballerino, un passo di flamenco, la corsa di un bambino, si trasformano grazie
alla spontaneità dell’occhio fotografico di Lena Altan in apparizioni sognanti,
oniriche, epifanie dai volti sdoppiati, dove corpi metafisici dai colori accesi
e irreali rimandano ai manichini surrealisti ed a una dimensione psichica e
simbolica. Grazie all’obbiettivo fotografico si rimane ancorati al dato reale,
alla concretezza di quel preciso istante che è stato congelato e fissato nel
tempo, vero scopo degli scatti di Lena, elemento che non può essere ottenuto
con la pittura, forma d’arte più eterea e spirituale, animata da personaggi non
necessariamente reali. Le tante fotografie raccolte nel tempo sono per Daniela
bozzetti, appunti di vita dalla cui sintesi trae ispirazione per creare le sue
tele. Un elemento determinante, sia nei
dipinti che nelle fotografie è la luce, per l’artista uno strumento
indispensabile: attraverso i suoi riflessi luminosi, infatti, costruisce le
immagini e trasmette emozionanti suggestioni.
Un poetico e malinconico notturno nel Bookshop della Tate Modern
di Londra è descritto attraverso un insolito scorcio in cui domina una specchiante
superficie che ricorda il cielo londinese quasi sempre velato, qui ritratto con
squarci di luce che riescono a penetrare. (Girl
from the Red River Shone). Una semplice attesa al bancone di un bar viene
rivelata nel suo aspetto più profondo: l’accento non è sui volti delle persone,
ma sul loro riflesso, sulla loro ombra, sulla loro impronta nel mondo. L’artista
decide di mostrarci simbolicamente il non visibile, l’anima. Drammaticità,
inquietudine, paura del vuoto e del futuro, sono le sensazioni che trapelano
dall’ultimo dipinto realizzato da Daniela Monica: Tempest. La sensibilità più acuta dell’artista, come la sentinella
della canzone omonima di Bob Dylan, percepisce il pericolo, lo intuisce e cerca
di avvertirci. Con la sua arte ci induce a riflettere.
Personaggi ritratti di spalle, tagli fotografici, zoommate
su particolari significativi dominano i dipinti (No Panic I, Tate-Tate) e per
mezzo di essi Daniela ci offre un punto di vista differente, uno sguardo nuovo
sulle cose, al di là della forma sensibile, senza paura del vuoto e dei
silenzi. Spesso il vero significato del racconto pittorico è sotteso, appena
evocato, forse non completamente espresso perché altrove, oltre l’apparenza.
Camilla Mineo
BIOGRAFIA

Lavora inizialmente a Parma
come grafica, per poi trasferirsi a Londra, dove svolge un’attività di illustratrice
e di pittrice, partecipando a collettive nell’ambito dell’arte contemporanea
inglese. Sono di quegli anni alcune serie pittoriche in cui si sentono gli echi
di certe atmosfere alla David Hockney e Edward Hopper.
Al suo ritorno in Italia negli
anni Novanta, assieme allo scrittore Giorgio Messori frequenta a Roncocesi la
casa del fotografo Luigi Ghirri e della moglie Paola Bergonzoni. Partecipa così
all’incontro di varie sensibilità intellettuali e alla fertile attività
culturale legata alla figura di Ghirri e di Gianni Celati che radunarono
attorno a loro scrittori, fotografi, pittori e registi emiliani.
Da un soggiorno in Giappone
nasce La Natura dell’Incanto, una
serie di grandi pastelli, acquarelli e oli che vengono esposti a Parma nel 1992
alla Galleria Consigli Arte.
La pratica dell’ascolto della
musica mentre dipinge si evolve, a partire dagli anni Novanta, in una vera e
propria produzione pittorica che mantiene un forte legame sentimentale con la
musica.
Nasce così la serie di opere
pittoriche “Buckets of Rain”, Secchi di
pioggia, presentata nella mostra personale alla Galleria
8,75 Arte Contemporanea di Reggio Emilia. Tale serie porta il titolo di una canzone di Bob Dylan, le cui
liriche e musiche hanno contribuito ad orientare l’artista sull’identità
contemporanea.
E’ degli anni Duemila la serie
pittorica Le Cafè of Changing of the
Guards, che simboleggia il
desiderio di un cambiamento nell'incontro di identità differenti.
Assieme a Cathy Josefowitz e
Grati Baroni, che frequenta già da più di un decennio, a Parigi inventa le
giocose serie di Josephine and Daphne,
Maeght-Maeght e Tate-Tate.
Varie committenze la vedono
creare una scultura in bronzo nel 2005 per il Comune di Fontevivo, Parma,
come nel 2003 La Visitazione e nel 2004 i sedici metri del ciclo pittorico di Elia Profeta in San Giovanni Battista,
sempre a Parma.
Nel 2010 al Palazzo Bentivoglio
Gualtieri, Reggio Emilia nella collettiva Veritas
presenta grandi tele di cromie rosse dalle serie Tate-Tate e No Panic.
La mostra personale del
2010-11, La Dispersione degli Istanti presso
l’ International Line a Parma,
riunisce paesaggi urbani, atmosfere rarefatte, personaggi colti di spalle,
attori in uno scenario alla Caspar David Friedrich.
Alcune opere di Daniela Monica sono esposti al
Museo della Fondazione Cariparma presso il Palazzo Bossi-Bocchi a Parma.
Nel 2013 espone a Fotografia
Europea Circuito Off.
Le sue opere sono presenti in
varie collezioni in Italia e all’estero. www.danielamonica.com
A CURA DI: Camilla Mineo
ALLESTIMENTO: Daniela Monica, Camilla Mineo
PROGETTO E REALIZZAZIONE GRAFICA: Daniela Monica
UFFICIO STAMPA: Camilla Mineo
Info:
Daniela Monica Artist (Facebook)
Per info 340 2751314 – 333 1331581
SPAZIO AUDIOMEDICA, Via Repubblica 49, Parma
Inaugurazione venerdì 19 aprile, ore 19.30
dal 19 aprile al 16 maggio 2013
dal lunedì al venerdì, ore 9-12.30/15-19; Sabato, ore
9-12.30
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